Novembre 1878. Giovanni Passannante, giovane cuoco lucano, vende la propria giacchetta per otto soldi e compra un coltello, che somiglia più a un temperino, per un attentato al re d'Italia. Gli procura solo qualche graffio ma viene condannato a morte, poi graziato e sbattuto a marcire in una segreta sotto il livello del mare e infine imprigionato in un manicomio criminale dove morirà nel 1910. Gli verrà negata la sepoltura e il cranio verrà esposto nel museo criminologico di Roma. Da allora Passannante e la sua storia cadono nel dimenticatoio, fino a quando tre uomini testardi, idealisti e un po' incoscienti decidono di intraprendere una lunga battaglia per dare sepoltura ai resti del cuoco lucano, che erano ancora conservati nel museo criminologico. Un teatrante, un giornalista e un cantante combattono la loro battaglia con tutti i mezzi: il teatro e le piazze davanti a gente inconsapevole e compassionevole, nei ministeri, in situazioni grottesche, davanti a funzionari inconsapevoli e indifferenti. La missione dei tre uomini si concluderà nel maggio 2007, quando finalmente Giovanni Passannante verrà tumulato nel cimitero di Salvia di Lucania, paese che gli diede i natali.