Il suo ultimo spettacolo è stato per Max Bialystock, anziano impresario teatrale, un fiasco enorme: per colmo di sfortuna è venuto a rovistare nei libri contabili un impiegato delle imposte, Léon Bloom, timido e impacciato quanto si vuole, ma egualmente deciso a compiere il proprio dovere. Non fino in fondo, però: dotato di una insospettabile prontezza d'idee, Léon scopre che, fra tanti, il modo più sicuro di frodare fisco e finanziatori è proprio quello di mettere in scena un'opera destinata un sicuro, colossale insuccesso. Potendo contare per questo su innumerevoli e affezionate vecchiette che, trovandolo, bontà loro, affascinante, non gli lesinano i denari. Max coglie al volo il suggerimento di Léon, lo convince a diventare suo socio, e dopo aver frugato in centinaia di copioni si convince di aver messo finalmente le mani sul più orrendo: "La primavera di Hitler". Per costruitre un fiasco come si deve e come si ripromette - avendo egli promesso alle sue finanziatrici più guadagni sul capitale di quanti potrebbe mai offrire anche se la commedia trionfasse - Max affida quell'infelice parto letterario al più diffamato regista che trova sulla piazza e scrittura, come protagonista, un aspirante attore-cantante davvero impensabile. Ma, non si sa come, il regista rimaneggiando il copione e il protagonista sfoggiando insospettate doti comiche, hanno concorso entrambi a creare un capolavoro. La commedia, che in verità è tutta da ridere, è un successo clamoroso, il pubblico entusiasta. Proprio quel che Max e Léon non volevano e non si aspettavano, e per cui finiscono in galera.