Per aver ucciso uno dei responsabili della lapidazione di Rachele viene condannato ai lavori forzati. Nelle miniere in Sicilia stringe amicizia con l'apostolo Pietro. Una volta liberato giunge a Roma al seguito di un senatore. Nella capitale dell'impero viene arruolato come gladiatore. Quando Nerone decide di dar fuoco alla città, Barabba viene accusato dell'incendio di un magazzino e nuovamente crocifisso. Muore sulla croce ripetendo le parole udite sul Calvario "Mi rimetto nelle tue mani, o Signore".