Il rabbino capo Benjamin Murmelstein (1905-1989) è stato il direttore del ghetto artificiale di Terezín, con il compito di rappresentare presso i nazisti una comunità destinata allo sterminio. Vittima di una tragica contraddizione, dopo la Liberazione fu processato - e assolto - per collaborazionismo e una volta trasferitosi a Roma venne emarginato dalla comunità ebraica fino alla morte. Suo figlio Wolf ha dedicato la vita a riabilitarne la memoria, cercando di fornire un'immagine più complessa del ruolo che ebbe a Terezín. Attraverso il dialogo di Wolf con lo psicanalista David Meghnagi, il film ricostruisce il rapporto di un figlio con la memoria del padre, tra accettazione, rifiuto e tematizzazione di una tragedia comune e familiare.