Oronzo Canà, allenatore della mitica Longobarda, pur se a malincuore, non allena più da vari anni. Ora ha un'azienda agricola e produce olio d'oliva assieme alla sempre aristocratica moglie Mara. Una sera l'ex mister è invitato ad una trasmissione sportiva. La Longobarda è appena stata promossa in serie A, non per meriti sportivi, ma per inadempienze finanziarie della sua diretta concorrente e Canà è stato invitato come testimone della "mitica" Longobarda di vent'anni prima. Durante il talk show, un giornalista ricorda che allora, nonostante Canà fosse riuscito a salvare la squadra dalla retrocessione, venne esonerato. Messo alle strette, Canà rivela il vero motivo di quell'esonero: nel vincere l'ultima partita, quella che aveva permesso la permanenza della Longobarda in serie A, Canà disubbidì ad una richiesta del vecchio presidente Borlotti, che voleva retrocedere in serie B perché non riusciva a reggere i costi della serie A. Con questa sua dichiarazione, Canà diventa il primo testimone diretto di scomode verità sul calcio. Inaspettatamente Borlotti e Ramenko, il suo socio russo, gli propongono di allenare la squadra nel prossimo campionato di serie A, per darsi un'immagine di specchiata onestà. Canà accetta e si trasferisce, pieno di entusiasmo, nel Nord Italia. Il suo sogno s'è realizzato: tornerà ad allenare e proprio la mitica Longobarda.