Il nido della menzogna
Anni Ottanta. Durante i festeggiamenti dell'ultimo dell'anno, sei adolescenti della Roma bene, amici e compagni di classe, s'introducono nella stanza sotterranea in cui è custodito il cannone del Gianicolo e, allo scoccare della mezzanotte, perdono un'amica sperimentando un gioco perverso che finisce in tragedia. Trascorsi trent'anni, pur continuando a vivere nello stesso quartiere, i cinque superstiti non si frequentano più. Rancori, gelosie e problemi personali li hanno allontanati. E poi c'è il senso di colpa: anche se scagionati dall'omicidio, si sentono responsabili per quanto è successo. Un giornalista, trasferitosi in zona da poco e intenzionato a scrivere un romanzo sul delitto irrisolto, comincia a fare domande inopportune; difficile riscostruire, attraverso il punto di vista delle persone coinvolte, la personalità sfuggente della vittima che, come una sirena, rivela una duplice natura: da un lato, fragile e insicura, sempre alla ricerca di conferme e dimostrazioni d'affetto, dall'altro lato, coraggiosa e combattiva. Tassello dopo tassello l'enigma s'infittisce e l'intero quartiere assume la consistenza metafisica di un quadro hopperiano: il senso di solitudine e di smarrimento trapela dagli sguardi e dai gesti degli abitanti.
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