Bagnoregio-Bucarest: solo andata
Carlo Verdone, in un episodio di “Un sacco bello”, ci aveva illustrato i canoni da seguire per la preparazione d’un viaggio di piacere in un paese dell’Est, in epoca comunista. In questo romanzo, prima ci si prepara e poi si compie un percorso, che è come un pellegrinaggio in luoghi a tratti ameni, a tratti misteriosi. Nel viaggio, le menti si attardano a rifugiarsi in ricordi offuscati dalla stanchezza e dove, amori e politica, giornalismo e cultura della vita bagnorese, si affastellano e si aggrovigliano, sino al punto di farci sorridere. Strade ai limiti della percorribilità, campagne ferite dalla miseria e città che gridano impaurite per il proprio degrado: queste le realtà che i nostri incontrano nel loro procedere. Ma i “vitelloni nostrani”, come sopravvissuti al film di Fellini, arrivano alfine alla meta e qui, interpretando ruoli diversi, partecipano a un “safari amoroso”, ricco di fatue promesse e di facili inganni. La penna è leggera, come leggere, ma piene di passioni, sono le storie dei nostri quattro giovani avventurieri, nell’estate, dell’anno di grazia, millenovecentosettantatre.
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