La preistoria acustica della poesia

La preistoria acustica della poesia

Si può provare a carpire il segreto dell'esistenza della poesia? La necessità, che abita gli esseri umani sin dalla notte dei tempi, di raccontare le loro storie attraverso questa eccezionale forma in versi? Brunella Antomarini in "La preistoria acustica della poesia" prova ad addentrarsi tra le spire complesse e oscure di queste domande che, per la loro squillante urgenza, avvertibile da chiunque desideri provare a corteggiare i dubbi radicali che segnano l'umanità ("Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" per utilizzare la formula dell'interrogazione esistenziale di Paul Gaugin), rimandano a tempi antichi, tempi in cui l'esperienza poetica seguiva i ritmi delle formule rituali e il lungo dispiegarsi orale dei componimenti epici. Attraverso una ricerca sui fondamenti antropologici di questo manufatto umano, la paziente osservazione diacronica del valore "sonoro" dei componimenti e gli inevitabili aggiustamenti che segnano il trasferimento di elementi astratti come il ritmo, il tono e la voce sulla pagina scritta, titanico tentativo di concretizzare l'immateriale, Antomarini si lancia alla ricerca delle matrici che collegano il mondo antico della poesia con i suoi stati più evoluti utilizzando strumenti filosofici, linguistici e filologici. Questo «studio antropologico del fenomeno poetico», che si arricchisce nel saggio che chiude il volume, Pensiero poesia scrittura in feedback loop, di un ulteriore tassello di questa ricerca, ovvero il lento e inesorabile processo che ha portato le tecnologie a influenzare le attività creative, sonda ciò che si è perso di quel mondo poetico primordiale attraverso un lavoro di decostruzione di tutte quelle sovrastrutture che allontanano la poesia dal suo stadio originale, l'oralità.
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