Diario, la strada
Le strade, la decadenza, l'inquieta curiosità nei confronti del mare, l'opportunità conoscitiva del mezzo oggettuale nell'aria rarefatta di una capitale-madre dimenticata tra i suoi vicoli torti, nel traffico, sotto mucchi di sale e alghe, popolata da bestie e dalla puzza, ma che sempre guarda sottecchi, sempre si dispone al muto dialogare. Davide Marinaro esordisce con un viaggio pacificatorio tra l'io e il sé sotto il vessillo-strumento cittadino, giocando con le potenzialità di un linguaggio che si fa suono e significato (e viceversa), presentandosi come nuova penna di un esistere nuovo, non ancora sufficientemente esplorato.
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