Il Lete non sente pettegolezzi
Cosa accade nel vortice di un pettegolezzo? E perché? Un castello fatto di poche carte, passate di mano in mano, incasella l'essere-oggetto dentro una spiegazione definita e contratta, disonesta e calunniosa. In questa poesia incivile la protesta per una disonestà ammantata di saggezza tende l'orecchio verso un suono altro, quello del Lete, del suo corso naturale che, sordo e indifferente al brusìo umano, gli sostituisce il proprio brusìo fatto di lune, rocce, alberi, raggi, zanzare, libellule, pesci, anatre, serpenti, tuoni, grandine, stelle, valli e cime. La voce incessante e pacifica di questa imperturbabilità vitale ha un suono che placa, ma non fornisce risposte da sbandierare. Il Lete che non sente pettegolezzi muove il pensiero e il ricordo ad una comunanza, a una solidarietà antica.
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