Il vangelo dello zingaro
Jean-Marie Kerwich era gitano e poeta. Amava il profumo del pane e avrebbe voluto farlo per mestiere. Un padre autoritario lo trasforma in artista circense, con tanta sofferenza e poco piacere. Nella natura del Canada scopre il dialogo con le foglie, le pietre e gli animali. È sensibile al piccolo, all’umile, alla marginalità. A scuola ci va poco, eppure un giorno la scrittura scivola fino alla sua mano destra, imponendosi senza lasciargli né scelta né tregua. È una scrittura alla Van Gogh, così la definisce Christian Bobin. In questa raccolta di poesie narrative il suo pensiero animista esprime con colori estremi tutta la sofferenza che lui porta sulle sue spalle, ma anche tutta la delicatezza, che solo lui vede nella natura, nelle cose semplici, persino nella spazzatura. L’invisibile non esiste, perché lui vede tutto, gioia e dolore. Senza accorgersene e senza volerlo, Kerwich si rivela profeta. Una scoperta, quella della poesia di Kerwich, per la quale siamo riconoscenti ai suoi grandi amici e scrittori Lydie Dattas e Christian Bobin.