Il fotografo dei Mille. Vita e opere di Alessandro Pavia (1824-1889). Ediz. illustrata
Nasce a Milano, ha poco più di vent’anni nell’incendiario 1848 e muore a Genova, città sorella d’idee e speranze deluse, un personaggio che, tra epocali cambiamenti ed eventi personali cogenti, ha pure fatto un mestiere del tutto nuovo: il fotografo. In questo 2024 ricorre il bicentenario della sua nascita: Alessandro Pavia, il cittadino – come si presentava a Garibaldi suo mito –, non spiccava tra coloro che in quei decenni entrarono nei libri di storia perché proprio la sua opera, per ironia della sorte, lo ha reso invisibile. Quando cominciò, la fotografia era praticata da pochissimi e ignorata al cospetto dell’arte accademica; esiliato come sovversivo e colpito da una drammatica vicenda familiare intrecciata agli eventi risorgimentali, fu preso d’entusiasmo per l’avventura garibaldina e si votò alla raccolta dei ritratti fotografici dei Mille per tramandarne la memoria. Per l’immane lavoro, trascurò l’avviato atelier, si rovinò economicamente, agì al limite della legalità ed ebbe frequentazioni che gli alienarono la clientela borghese. Ma mai tradì l’ideale e, mentre i ritratti del suo "Album dei Mille", autentica anticipazione delle serie popolari d’immagini, si diffondevano in riproduzioni anonime, dopo un fallimentare viaggio in America perseverò nel chiamarsi Fotografo dei Mille, ammalato e in malinconico declino fino alla fine.
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