La Belle Époque
Che bel personaggio doveva essere Tommaso Antongini; Tom, per gli amici. Classe novarese 1877, divenne segretario personale del divo d’Annunzio à la fin du siècle, e restò suo fedele depositario di segreti e prodezze per tutta la vita; e oltre. Mai, forse, dell’Immaginifico fu vero compagno di ventura, ma da buon Leporello, Tom osserva e annota tutto il catalogo di conquiste del suo Don Giovanni. Sono gli anni del can–can, dello stile floreale, di un’epoca che era bella anche nel nome, prima dell’abisso della Grande Guerra. Ed è alla luce delle lampade liberty, tra piume colorate e raffinate redingote, che prendono vita i ricordi di Tom, mentre era al servizio di quel vate che ora diventa il trait–d’union per raccontare le imprese — queste sì, tutte terrene — dei personaggi conosciuti in quegli anni. Ballerine, scrittori, politici, regnanti, sportivi; ma anche musicisti e compositori; nomi entrati nel nostro immaginario in termini forse astratti, e qui colti nel loro lato più umano, carico di fragilità e grandeur, immoralità e tardivo disinganno. Lo stile è scanzonato, ironico, leggero; la rievocazione è lucida, quasi fotografica, ma di una fotografia volutamente sottoesposta a profonde riflessioni; è la Belle Époque, insomma, dell’agiatezza e non quella delle crisi ideologiche, quella della prima classe del Titanic, e non quella del colonialismo esasperato. Noi era questo che volevamo, e questo ci ha dato, in modo sincero e audace, Tommaso Antongini; Tom per gli amici.