L' opera italiana del Seicento
È l'alba, il mattino di un genere il cui meriggio avrà i nomi di Rossini e di Verdi. Dagli ultimi anni del Cinquecento all'anno 1700, questo Seicento segue il criterio già adottato nel Novecento: dopo alcune riflessioni e osservazioni di carattere generale, a prendervi posto sono i periodi e i centri, i grandi autori e le loro opere principali, gli argomenti e i personaggi delle opere citate, e quindi tante delle scene, arie, particolarità e curiosità connesse col genere. Dunque il melodramma con le sue convenzioni e anticaglie, le sue ricchezze e vaghezze, la sua drammaturgia sempre uguale e sempre nuova, la sua musicalità senza fine, quei pesanti scrigni di gioielli che luccicano in Monteverdi come in Cavalli, in Mozart come in Puccini. Di qui una «terna», una «quaterna», addirittura una «dozzina» di elementi che presiedono al genere, e che si conoscono da sempre ma non sempre si riconoscono nella pubblicistica o nella critica musicale d'oggi impegnate soprattutto sul fronte documentario e biografico. Il melodramma italiano è destinato a chiunque, amato e applaudito dovunque al mondo, ma a sviscerarne certi segreti e valori perspicui forse serve anche cercare e registrare e «impastare» assieme una bella melodia, un buon concertato, una scena o un episodio originale, un interprete capace e memorabile, uno spettacolo accattivante e affascinante. A proposito appunto di un Seicento che di tutto cuore si vorrebbe importante come il Sette, l'Otto e il Novecento.