Il cammino e l'attesa. Una storia nella quale sono beati quelli che piangono
"... fin da piccola provavo uno stupore incredibile pensando alla mia interiorità: il fatto che ci fosse qualcosa di così intimo, invisibile agli occhi (i pensieri, le emozioni, le sensazioni...) che io sola potevo conoscere e sentire mi riempiva di meraviglia. Tutto in casa andava a rotoli: non riuscivo né a pulire né a occuparmi di Filippo, né a fare la spesa né a cucinare... Tutto mi sembrava impossibile. Senza energie, senza speranza, cominciai ad avere un solo pensiero fisso: farla finita. Cominciai subito a soffrire di ansia: non mi sentivo adeguata. In più molti ragazzi erano maleducati e turbolenti e io faticavo a mantenere un minimo di ordine e disciplina. Infine non avrei mai creduto che mi mancasse tanto quello che consideravo il mio vero lavoro: il disegno per tessuti."
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