Tutto d'un pezzo. La mia partita sino alla fine
«Alla palla che mi è arrivata addosso non è stato facile dare un nome. Poi ho capito che si chiama vita. Non sempre ci arriva come la desideriamo. Arriva anche sporca, pesante, mentre sei nel fango e fatichi dannatamente a muoverti. Buttala via? No! Io ho scelto di fermarla. Senza più piedi, senza più cosce, l'unico modo che hai per stoppare quella palla è di petto. Così, con il petto, e con quello che ci batte dentro, ho fermato la mia vita, ho saltato il dolore e ho provato a ripartire ancora una volta. Senza gambe, ma tutto d'un pezzo». È un giorno d'inverno quando Mauro Bellugi scopre con raccapriccio che i suoi piedi, quei piedi con cui ha calcato per 227 volte i campi della serie A, sono diventati neri come la pece, per l'effetto combinato del Covid e di una patologia autoimmune che lo accompagna da tempo. In ospedale la sentenza di un amico medico non lascia spazio ad alternative: bisogna tagliare, altrimenti puoi morire in due ore. Amputare entrambe le gambe, pure quella con cui ha segnato quel gol incredibile al Borussia in Coppa dei Campioni, l'unico in carriera. Ancora una volta Mauro decide di lottare, di giocare la palla, e al contempo inizia a scrivere, con la collaborazione di Andrea Mercurio, il libro che avete ora tra le mani, a cui ha lavorato con entusiasmo fino all'ultimo. Non è solo il racconto di quei giorni sconcertanti, è soprattutto una storia di resilienza e passione, che attraversa tutta la sua carriera e la sua esistenza. La storia di un uomo allegro e coraggioso, innamorato della vita. Sempre. Sino alla fine. «L'Inter è mia madre. È la famiglia in cui i fratelli maggiori sono d'esempio, uomini come Burgnich, Corso e Facchetti. Ti verrebbe da dire: uomini come non ce ne sono più, ma poi ne rivedi la discendenza in Javier Zanetti, il capitano coraggioso di 858 battaglie, o in Romelu Lukaku, un gigante di 94 chili di muscoli che, alla bisogna, sa portarsi sulle spalle tutta la squadra. L'Inter è il buio di una notte che si fa giorno. È il nero di una nube che si dissolve nell'azzurro di un cielo terso. L'Inter è speranza. L'Inter è domani».
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