Il Cristo iracheno
Questo romanzo di racconti è una commedia dantesca moderna, cui fanno da sfondo un Iraq insanguinato e l'Europa del nord, paradiso terrestre di molti rifugiati di guerra. Violenza e follia ne sono protagoniste indiscusse. L'incubo si confonde con la realtà, l'immaginazione scavalca gli eventi. Come nel caso del giovane, buono e generoso, che è obbligato da un terrorista a indossare una cintura esplosiva e a premere il pulsante che pone fine a ogni speranza. O in quello del poliziotto morto a causa di un'autobomba, la cui anima invade il corpo di uno dei sopravvissuti all'attentato, conducendolo alla follia e al suicidio. Senza pathos né retorica, senza alcuna autocommiserazione, il narratore confonde la vita e la morte, in un percorso onirico dagli inferi della coscienza umana al paradiso della catarsi. Racconta del malato terminale, un tempo pilota di guerra, che si suicida lanciandosi dalla finestra di una stanza d'ospedale, a Baghdad. Di un gruppo di amici con una bizzarra abilità paranormale, quella di far sparire i coltelli, simbolo della carneficina in atto in Iraq, con la sola forza del pensiero. Con sguardo disincantato e un'ombra di nostalgia per l'innocenza che il genere umano sembra aver perduto, l'autore persegue la salvezza attraverso il potere dell'immaginazione e arriva a una verità ultima: la letteratura è l'unica uscita dall'inferno della vita, l'unica strada per «riveder le stelle».