Vite dimenticate
«La mia curiosità per questi destini così tragici nacque nel momento in cui appresi la notizia relativa al macabro ritrovamento del protagonista della prima storia. Incredula e avvilita, mentre cercavo di capire come fosse stato possibile un fatto del genere, scoprii che non era un caso isolato. Ne ho rintracciati altri, così drammatici che è difficile soltanto immaginarli. Intense emozioni ogni volta che cercavo di calarmi dentro quelle vicende al limite dell'incredibile. È stato angosciante respirare il dolore dei protagonisti intrappolati dentro le proprie fragilità e rimasti sepolti a lungo in casa propria. Ma ciò che mi ha sconcertato all'istante non è il fatto che si fossero lentamente ritirati nel loro guscio sprofondando in mille difficoltà, diventando simili a veri e propri fantasmi ancor prima di morire. Sono rimasta letteralmente allibita di fronte al comportamento del prossimo: palpabile è la mancanza di interesse, di empatia e di sentimento della collettività. In un certo senso, è come se gli altri avessero chiuso le porte di quegli appartamenti e buttato via le chiavi. Infatti, se è molto complicato spiegarsi Il motivo per cui costoro siano rimasti ingabbiati in balia del loro insanabile malessere, è davvero impossibile comprendere l'indifferenza della famiglia e della comunità. Sconforta il tiepido turbamento dinanzi alla loro scomparsa. Scoraggia il fatto che non ci sia stata nessuna iniziativa continua nel tempo per capire dove fossero finiti». Lorella Chechi