La parola che resta
Per oltre cinquant’anni Raimundo ha tenuto con sé una lettera che non ha mai potuto leggere. Cresciuto analfabeta, piegato dal lavoro nei campi e dal bigottismo della sua comunità , in gioventù ha amato CÃcero, andato via senza lasciare di se alcuna traccia. E per Raimundo non è bastato allontanarsi dalla vita nel sertão, non il tentativo di costruirsene una nuova in città , per liberarsi della nostalgia provocata da quella busta di cui ignora il contenuto. Ora, a settantuno anni, trova il tempo e il coraggio per imparare a leggere; appesantito da ricordi in cui piacere, desiderio, paura e dolore si mescolano vorticosi come un fiume in piena che avanza inarrestabile e poi esonda, inghiottendo tutto. La parola che resta è un romanzo sul potere emancipatore della parola, sulla capacità della scrittura di dare corpo a decenni di soprusi, e su quella della lettura di svelare la parte più profonda di noi. Ma quella raccontata da Stênio Gardel è anche una storia che parla al tempo - il tempo che cura, che perdona, che guarisce senza mai dimenticare.