Jack. Un'estate a Milano
Milano, nella solitudine estiva: scrivere è tenersi compagnia con il Leopardi di Mari, Manganelli, Siti, Garboli e Zaccuri. Ma non temiate un saggio erudito e appartato: in quello che l'autrice scrive c'è vita – anche la sua – che si intreccia con le vite altrui, in senso sincronico e diacronico, e vi trova posto tutto un mondo: i suoi amici e maestri – che indirettamente racconta parlando di Jack – e gli 'amici' del passato, da Leopardi a Manzoni a moltissimi altri; e poi cinema, viaggi, avventure, riflessioni; testi noti, rarità, ricordi e incontri. Il tono è quello di una familiarità serena che sa declinare la critica letteraria in un dialogo personale con tutti gli evocati, che riprendono vita e facoltà di parola negli scambi fra loro e con l'autrice. Un saggio-zibaldone, scritto a intervalli, una ventina d'anni dopo Senza verso di Emanuele Trevi (Laterza 2005); con le parole di Hans Tuzzi: un singolare esperimento di "personale intreccio con autori e testi".
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