Trieste è un arcipelago. Libri unici e scontrose carte
Se Venezia è un pesce che assomiglia a una enorme sogliola distesa sul fondo, o a un’orata che guizza su un’onda, Trieste è un arcipelago – come scrisse Anita Pittoni – “fatto di isole e isolette, ognuna col suo poco o grande mare intorno”, spesso in contrasto tra di loro, capaci di innalzare silenzi, di rompere amicizie granitiche. In queste isole, spesso lontane pochi metri l’una dall’altra, sono nati uomini che hanno teorizzato e prodotto “Libri unici”, primo fra tutti Bobi Bazlen. Questo volume descrive ‘detriti letterari del Novecento’, tutti prodotti in una Trieste che “dove la tocchi suona”, come suggeriva Giampiero Mughini. Non sono forse libri unici Una vita, con cui Svevo omaggia Attilio Hortis?, Il mio Carso di Slataper venduto dal libraio Saba?, il Canzoniere di Saba appartenuto a Bazlen o le plaquette a tiratura limitatissima di Saba e Giotti?E non sono forse carte uniche, e scontrose, le lettere di Bazlen a Saba, di Carlo Stuparich al fratello Giani, segni d’inchiostro che registrano oscillazioni del territorio mentale? O le prime prove narrative della Pittoni? Quando la bassa marea si avvicina, le ‘isole’ dell’arcipelago letterario triestino mostrano sentieri che le collegano tra di loro: è il momento in cui si può finalmente passeggiare, sostare per qualche ora, contemplare i fondali, registrare e catalogare ciò che è riemerso. Comportarsi come uno studioso di molluschi o di antichi reperti sommersi. Ma bisogna fare in fretta perché poi la marea si alza improvvisamente, e tutto viene di nuovo sommerso e forse cancellato. Prefazione di Diego Marani. Scritti di Lucio Gambetti, Giordano Castellani e Valerio Fiandra. Fotografie di Massimo Battista.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa