Nella stessa direzione opposta
È il 21 di Giugno di un anno imprecisato. Un uomo e una donna bendati si tengono per mano, camminano sopra un prato e contano i loro passi, arrivano a novantanove e si fermano sul limite di un precipizio. Inizia così “Nella stessa direzione opposta”. Come gli altri romanzi di Tempestini, e forse ancor di più, è un testo che non rientra in un genere specifico. Non si può considerare un giallo né tanto meno un romanzo d’amore o di formazione, ma questi temi risalgono ogni tanto in superficie velati di mistero. La narrazione è priva di dialoghi e si sviluppa all’interno di due storie che s’intrecciano in un gioco di opposti tra realtà, invenzione e favola, per poi rivelarsi capovolte. I luoghi delle scene narrative non sono quasi mai specificati, fanno eccezione un’isola Greca e Roma, e nemmeno il periodo storico degli eventi è reso chiaro al lettore, seppur reso comprensibile da alcuni riferimenti che ci trascinano in un’epoca ante anni ’80. La scrittura scorre con ritmo discontinuo, alcune volte velocemente, altre volte si adagia in una sorta di pacatezza riflessiva e poetica che rimanda a un periodo della vita in cui tutto scorreva più lentamente.