Quel che resta
«Ormai Giulia Notarangelo da diversi anni sta seguendo un suo personalissimo itinerario poetico, incentrato su una poesia di immediata semplicità - ma s'è sempre detto che la semplicità, lungi dall'essere "semplificazione" del reale, è all'opposto un punto di arrivo: condensare il proprio mondo lirico in pochi versi è arduo. Ci vuole una capacità di sintesi piuttosto rara. La poetessa vuole - con poche parole - giungere al cuore del lettore. Non indurlo a peregrinazioni mentali e a difficili ermeneutiche, ma subito coinvolgerlo nella trama delle sue emozioni. Ogni poeta, del resto, ha un suo universo di temi e di atteggiamenti del tutto riconoscibile, solo che nelle diverse raccolte di poesie emerge più uno o più l'altro. In effetti, la poetessa è assai lucida nel definire il suo desiderio di scrivere. Afferma: "Scrivo per sognare". È proprio vero, l'Autore, secondo alcuni critici, è un sognatore e invita il lettore a sognare con lui (o lei, in questo caso). C'è in sostanza, in questa silloge, una specie di sospensione. Di osservazione sottotraccia della vita, anche perché questo mondo "è un serraglio incomprensibile" e lei aspira all'armonia nel mondo e in sé stessa.»
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