Cristalli velati
Quest'opera prima di Giuliano Tramaloni incarna la complessità della sua ricerca poetica, tracciando un percorso incessantemente teso all'emersione di un senso salvifico, di una pienezza luminosa, a partire dal basso, da parole rotte e sorgive, da un'anima che trova nelle sue lacerazioni i preziosi affacci sull'infinito amare. Le sue composizioni coniugano il piccolo e l'immenso, la figura del mendicante e il dio che si nasconde, le melodie di aperti paesaggi mediterranei e gli scorci di inesorabile solitudine. Il suo stile si modella sul mutevole e inquieto spartito interiore, dilatandosi o contraendosi, in poesie ora narrative, ora fortemente dense, fino alle più scarne brevità. Tramaloni è calamitato dall'assoluto che è nel rimanente, nelle porte a picco, nel rudere albeggiante e versa la malinconia dei "cristalli velati" dentro i palpiti di una febbre dolce e battente, svelando la bellezza di un umano creaturale, esile, esule, sempre desiderante.
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