Lavori sporchi. Storie dalla sala macchine della nostra vita comoda
Il giornalista tedesco Jan Stremmel, attraverso dieci reportage, ci guida in un viaggio intorno al mondo dello sfruttamento: dalle tintorie di Kolkata ai «ladri di sabbia» di Capo Verde, che riforniscono illegalmente i cantieri edili degli hotel dedicati al turismo di massa; dai taglialegna del Paraguay, che producono carbone ricavandolo di frodo da legname tropicale, al comparto florovivaistico kenyano che sfrutta perlopiù lavoratrici; dagli ex pescatori del lago d’Aral senz’acqua e lavoro a causa dell’industria cotoniera al «mare di plastica» delle serre andaluse; dalle coltivazioni di caffè colombiane agli oranghi del Borneo minacciati d’estinzione dalla deforestazione dovuta alla richiesta di olio di palma; dagli smartphone prodotti in Cina fino alle savane africane dove gli elefanti stanno scomparendo per via del bracconaggio. Stremmel aggiunge la sua testimonianza a ciò che è già noto da tempo: come i consumi dell’Occidente contribuiscono a perpetuare conflitti e disuguaglianze in altre zone del pianeta. Ad esempio, il rifiuto da parte delle aziende di consentire il riciclo dei dispositivi obsoleti fa sì che qualcosa che usiamo tutti i giorni, i nostri telefoni cellulari, costituiscono da anni un’affidabile fonte di finanziamento per i signori della guerra che controllano le miniere in Africa centrale.