Trasparenze
Trasparenze dichiara fin dal titolo la sua chiarità, la negazione dell'oscuro cui non di rado si nasconde la poesia dei nostri giorni. Maria Rosa, infatti, affida alle parole della sua poesia, in primo luogo, il compito di rappresentare la bellezza della natura e il miracolo della vita. Non si tratta tuttavia delle confessioni di un "cuor contento", ignaro della complessa e contraddittoria realtà del vivere. Maria Rosa è del tutto consapevole che l'avventura della vita - ilare talora e persin festosa - è anche sofferente attesa e disillusione, tormento e dolore. Ma anche in questa contraddizione - origine di un'ansia inemendabile, che è soprattutto per Maria Rosa «fame di essere» (Io e l'infinito) - i giorni sono soprattutto un dono, persino per chi «attraversa una tempesta / senza rifugio» (Piccole gioie). Non a caso, data questa disposizione dell'animo, il libro è in gran parte una celebrazione della natura, del suo fascino, dei suoi segreti, della sua inestimabile bellezza. Infine, non si può tacere la presenza, in questa poesia, di una larga e sorprendente immaginazione sinestetica che rivela l'attrazione, tra loro, di tutte le presenze universali: una immaginazione sinestetica segno del simbiotico legame con tutte le cose della natura, una piena e commovente disposizione empatica con le creature del mondo, persino con quelle che consideriamo prive di coscienza, come le foglie che cadono d'autunno nel loro pur inconsapevole morire (dalla presentazione di Roberto Casalini).
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