Favorendo un'incauta solitudine

Favorendo un'incauta solitudine

"Fiocchi di neve e favalesche" (1999) e "Fino al mare" (2004) sono i due libri nei quali Angelamaria Golfarelli già ci aveva fatto dono del suo mondo di poesia, del suo bisogno di poesia, per quella urgenza di rivelazione che dentro le brucia con una forza rara. Dopo un tempo lungo - e dunque al di qua di un abisso d'anni che cambia inevitabilmente la propria cultura, gli orizzonti valoriali, la stessa percezione del mondo - "Favorendo un'incauta solitudine" rinnova il dono, ma con un libro che è altro rispetto a quelli della giovinezza, più consapevole e più alto nella ricchezza delle parole e nella trama variegata dei temi, vòlti tutti insieme a rendere l'inesplicabile destino di sofferenze, di allegrezze, di scoperte e di affetti in cui consiste il mistero del vivere. Si aggiunga la piena consapevolezza del significato della poesia come indissolubile legame tra lo scintillare dell'ispirazione e la matematica necessità che guida il poeta nella organizzazione della parola: una consapevolezza della quale Angelamaria dà lucidamente conto nell'apertura del libro celebrando la virtù dell'attesa (l'attesa tra l'accendersi della poesia e il suo riflettersi e riflettere). Sta forse in ciò il segreto della particolare levatura di questa terza fase della sua poesia [Roberto Casalini].
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