Infanzia negata
Anni Sessanta del Novecento. Clara, nove anni, vive in un ambiente rurale toscano. Accanto a lei i compagni di classe, ingenui e creduloni, godono delle piccole gioie che la realtà minimalista del borgo può offrire loro. Si nutrono di miti, fiabe e illusioni. Vivace intellettualmente, anche Clara potrebbe essere spensierata se la madre Rosa non la tormentasse di continuo a causa del suo innato timore nei confronti degli uomini e delle loro attenzioni. Tutti i maschi - ragazzini o adulti, come zio Rino - rappresentano secondo la donna un'insidia per Clara. Nel metterla in guardia per 'salvaguardarla', la madre è così pressante e insistente che le rende la vita un inferno. Nonostante la giovane età, in quella campagna in cui pullulano vizi ancestrali, la bambina ha varie esperienze traumatiche, fatte di allusioni, ammiccamenti e richiami che la mettono a disagio e la fanno sentire colpevole. Spossata da tanto travaglio interiore, dopo un'estate beata dai nonni, quasi per contrappasso, Clara cede alle paranoie della madre e confessa ciò che lei vuole sentirsi dire. Ma sono solo fantasie.