Fino alla fine
Sigrid, dottoressa quarantenne, vive a Oslo con i figli e il secondo marito, insieme al quale ha abbandonato il paesino di campagna dove è cresciuta, lasciandosi alle spalle un carico di ricordi difficile da sostenere. La nuova serenità che ha conquistato è però solo apparente. Sigrid è infatti segretamente gelosa del rapporto che la figlia maggiore sta instaurando con il padre, il suo primo marito ricomparso da poco e forse mai dimenticato. E poi c’è la madre, Anne, ormai quasi settantenne, fiera e indipendente. Il rapporto con lei è teso, lo è sempre stato: Sigrid sta ancora aspettando che l’anziana donna faccia ammenda per aver trascurato lei e suo fratello fin dalla tenera età , dedicando tutte le sue attenzioni al marito invalido. Sono trascorsi decenni, ma il tempo non ha lenito il dolore, le due donne sono entrambe troppo prese da se stesse e una riconciliazione vera e propria non c’è mai stata. Quando ad Anne viene diagnosticata una malattia terminale, Sigrid deve riconsiderare ogni cosa. La vita della madre sta precipitando verso una fine inaspettata e prematura, e la delicatezza del momento fa sì che tutti i problemi, mai risolti, soltanto taciuti, tutti i silenzi forzati e le recriminazioni tornino a farsi sentire prepotentemente. Con intuito tagliente, profonda empatia e una precisione millimetrica nel cogliere le dinamiche relazionali, Flatland ritrae il dramma e la poesia della vita ordinaria e ci mostra come un singolo cambiamento può far emergere desideri repressi e vecchi segreti in ogni famiglia.