Un posto in prima fila

Un posto in prima fila

Il Pci fu davvero forza trainante della Resistenza o non piuttosto spina nel fianco del movimento antifascista democratico, giacché la guerra di liberazione per quel partito fu occasione per candidarsi al potere e tramutare l’Italia in repubblica popolare di tipo sovietico? La guerra civile, funzionale al disegno della minoranza comunista, fu contrastata da cattolici e moderati nella speranza di evitarla. Ma il dissenso cattolico, pur condiviso dalla grande maggioranza del Paese, andò deluso per l’insistente opposizione della componente marxista alimentata dall’utopia di una “guerra di popolo”, insussistente. E qui sta l’attualità del tema, poiché la guerra civile, responsabile di una lunga scia di odio e sangue, continua a essere presentata anche oggi come opzione positiva e obbligata. A tale riguardo la Chiesa ha scritto una delle pagine più belle della sua storia recente, non solo per il contributo dato alla lotta contro il nazifascismo, ma per essere stata fabbrica di pensiero e di umanità capace di suggerire una strategia meno cruenta – ma purtroppo inascoltata – per la soluzione del conflitto interno. Il romanzo, utilizzando fonti note ma dimenticate, offre una visione non comune della Resistenza, una lettura fuori dagli schemi di parte con cui è stata raccontata per ottant’anni. Del resto, la guerra civile è servita pure a rimuovere l’appello dei cattolici favorevoli a un uso controllato della violenza, per un antifascismo senza odio e una riconciliazione del Paese che tarda ancora a realizzarsi.
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