Guerra fredda e movimento sindacale in Italia (1945-1991)

Guerra fredda e movimento sindacale in Italia (1945-1991)

Il libro analizza i comportamenti del movimento sindacale italiano dal 1945 al 1991 mettendoli in relazione con gli eventi della Guerra fredda. Quasi cinquant'anni di storia caratterizzati da un progresso sociale e scientifico mai visto prima, e reso possibile dall'assenza di un conflitto armato diretto tra le due grandi potenze. In questo contesto, segnato da una profonda divisione ideologica conseguente, come sottolinea lo storico francese André Fontaine, a due messianismi contrapposti (il libero mercato e il collettivismo comunista), il movimento sindacale ha svolto un compito difficilissimo: da un lato, sostenendo con successo le battaglie per umanizzare il mondo del lavoro, dall'altro partecipando al grande confronto politico innescato dalla competizione tra i due blocchi. Sono gli anni della "strategia della tensione" e della collusione mafiosa che hanno inquinato le istituzioni, e poi delle "Brigare Rosse" che hanno tentato la penetrazione nelle fabbriche scontrandosi con la potente barriera democratica del sindacato confederale. Entrambi fenomeni che hanno riversato sul nostro popolo un'ondata di sangue che avrebbe potuto travolgere la democrazia se non avesse trovato, oltre ai pezzi fedeli delle istituzioni, un grande movimento di lavoratori guidati dalle confederazioni sindacali la cui lealtà verso la Costituzione repubblicana è stata un faro che non si è mai spento. Prefazione di Lorenzo Mechi.
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