Tra i cieli dell'Impero

Tra i cieli dell'Impero

Una giovane donna, Giovanna, per assecondare un desiderio del padre, compie un lungo viaggio in Africa Orientale, raggiungendo dall'Italia la ex-colonia primogenita, l'Eritrea. Un percorso che si trasforma anche in un viaggio nel tempo. Scopre così che molti anni prima, agli albori della Seconda Guerra Mondiale, si trasferì in quelle terre lontane la 412ª Squadriglia Autonoma Caccia Terrestre della Regia Aeronautica Militare Italiana. Il suo distintivo disegnato sulla fusoliera degli aerei era un cavallino rampante rosso su una immagine nera del continente africano. Ne facevano parte un gruppo di giovani piloti che per bravura e coraggio avrebbero ben presto ricevuto riconoscimenti e onorificenze importanti. Erano quasi tutti ventenni con la sola eccezione del loro capitano, Luigi Raffi. E tutti avevano in dotazione un biplano da guerra, il famoso Falco, un Fiat CR42: ‘C' stava per ‘caccia' e ‘R' per ‘Rasatelli', il nome del suo progettista. Questo aereo era l'ultimo esemplare di una serie di vecchi apparecchi dell'Aeronautica Militare Italiana concepiti fin dai tempi della Prima Guerra Mondiale o negli anni immediatamente seguenti. Aeroplani a doppie ali sovrapposte, costruiti con tubi di ferro, tanto legno e tanta tela di canapa; con un carrello non retrattile che in volo si sporgeva in avanti come le zampe di un rapace. Li chiamavano, infatti, “Falchi”. I piloti della 412ª Squadriglia, abilissimi e insuperabili, portarono i loro biplani nei cieli limpidissimi ma infuocati dalla guerra dell'altopiano eritreo ed etiopico, delle isole del Mar Rosso, compiendo gesta e missioni eroiche straordinarie, il cui ricordo si è perso purtroppo nel tempo. Morirono quasi tutti in combattimento e quei pochi che si salvarono, spesso feriti e imprigionati per lungo tempo dagli inglesi, non ebbero più voglia di raccontare la loro storia. Nell'Italia del dopoguerra queste imprese non sarebbero state né comprese né tanto meno apprezzate. Il romanzo non racconta la storia di questi valorosi piloti che si alzavano in volo con i biplani Fiat CR42 dall'aeroporto sterrato di Otúmlo a Massáua o da quello Gurà, non lontano da Asmara, per intercettare i bombardieri inglesi. Qui sono raccolti soltanto frammenti di ricordi e di sentimenti ritrovati tra i detriti del tempo, rivisitati attraverso le ricerche e le emozioni di protagonisti immaginari. Perché la vera storia di questi giovani eroi è ancora sepolta in quelle terre lontane come un Lazzaro che non può più risorgere.
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