Testamento. Le ultime volontà di un prete ateo, comunista e rivoluzionario del ’700
Pubblicato postumo nella Francia della metà del Settecento, Testamento di Jean Meslier è uno dei frutti più radicali dell’illuminismo. E se la vita del suo misterioso autore, ritenuto dal filosofo Michel Onfray “curato ateo, per di più rivoluzionario comunista e internazionalista, materialista integrale, edonista convinto, collerico patentato, vendicativo, bestemmiatore anticristiano, ma anche, e soprattutto, filosofo nel senso pieno e nobile del termine”, appare priva di eventi straordinari, davvero straordinaria è invece l’appassionata ed eversiva requisitoria della sua opera. Nel testamento spirituale del miscredente parroco di Etrépigny, infatti, Meslier non esita a esporre i fondamenti di una filosofia materialista e ateistica, invitando alla ribellione contro le strutture oppressive della società. La complicità tra il potere religioso e la società civile viene messa alla berlina, suggerendo che l’umanità debba liberarsi dalle catene imposte dalle autorità. Eppure, nonostante le invettive, nella dottrina atea di Meslier sono presenti i principi del cristianesimo primitivo, quelli dell’uguaglianza e della comunità dei beni; ci sono, insomma, gli elementi essenziali del messaggio evangelico sia pure nell’interpretazione più rivoluzionaria.
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