Diario di un camminante. Sulla strada per Santiago
A inaugurare la tradizione del «Camino de Santiago» fu il re Alfonso il Casto, attorno all’anno 825, quando partì da Oviedo con la sua corte per visitare la tomba di san Giacomo Maggiore. Oggi, a distanza di molti secoli, questo pellegrinaggio continua a esercitare il suo richiamo e ad attirare milioni di caminantes da tutto il mondo. Ma se a mettersi in marcia e a rimanere conquistati dal Cammino non sono solo persone animate da fede religiosa, quale può essere il senso di questo viaggio? Di cosa si va in cerca? E soprattutto cosa vi si trova? È quello che si è chiesto anche Giovanni Tesio il quale, non senza incertezze e qualche timore, ha deciso di seguire la sua compagna decisa a vivere quest’esperienza. Dopo una preparazione accurata, è partito con molta curiosità, una certa diffidenza e qualche resistenza intellettuale, e comunque senza nessun afflato mistico. Ma i chilometri, la fatica, l’immersione quotidiana nella natura, i lunghi silenzi durante la marcia e un caleidoscopio di incontri hanno scavato piano piano dentro di lui fino a riportare in luce una «vena» sommersa della sua sensibilità e della sua storia personale. Il Cammino si è rivelato così «una sorpresa che non si spegnerà se non con lo spegnimento della vita. Ancora ora mi affiorano momenti in cui – anche a distanza, e forse direi addirittura, proprio perché a distanza – ritrovo una felicità che nemmeno so se ci sia stata davvero, ma che ora mi appare prepotente».