Fiducia nel cuore. Commento libero a uno dei testi essenziali dello Zen
Partendo da un’antica poesia cinese, Versi sulla fiducia nel cuore, attribuita al terzo antenato dello Zen, il maestro Sengcan (VI secolo d.C.), Fabieu Torneri ci introduce alla meditazione attraverso un approccio che è a un tempo molto semplice e molto rigoroso. Meditare – ci dice – non ha niente a che vedere con l’appartenere a una religione o a una particolare corrente spirituale. La meditazione non è semplicemente una disciplina; è un invito a vivere appieno, riconoscendo il nostro quotidiano come un meraviglioso spazio di scoperta interiore. Uno spazio che permette di decondizionare la mente e di diventare sé stessi. Cominciamo imparando a sedere in silenzio per quindici o venti minuti al giorno, ma piano piano ci accorgiamo che la pratica inizia a penetrare in tutti gli aspetti della nostra vita. Se sappiamo gustare a fondo il momento presente, anche una situazione di grande difficoltà può rivelarsi una possibilità di apertura e di risveglio. Meditare significa rivolgere uno sguardo affettuoso a tutto quello che accade nel qui e ora, e imparare a instaurare un profondo senso di amicizia e intimità anche con quelle parti di noi che non ci piacciono e che vorremmo eliminare. Questo atto di affetto incondizionato può metterci in contatto con gli aspetti meravigliosi e trascendenti della vita umana.