Fammenti d'estasi

Fammenti d'estasi

È necessario frantumarsi. Abbandonare il proprio nome, lasciarsi guidare. Di colpo, tramite un’epifania mai cercata o ambita, ma che risponde a sentieri ancora oscuri e sotterranei, ci si è resi conto di quanto possa essere profonda la trama della realtà. La nostalgia verso ciò che non si ha mai avuto diventa nostalgia di ciò che siamo. Ora. Lo sguardo perduto e malinconico che si volge alla finestra riceve un nuovo colore. Ecco la luce che taglia la memoria trasformando incontri e discorsi, sogni e destini in sensazioni che avvolgono la pelle e non la lasciano più andare. Il cuore è gonfio ma non è forte abbastanza, il grido è una voce che resta in bocca. Non succede niente, tutto continua a vivere chiassosamente e in quiete. Gioia crudele dagli occhi di regina egizia. Che sta negli animali, nei fiori, nella pioggia. Dio strana oasi. Vivere è un atto estremamente incomprensibile. Eppure c’è. Vivere è: c’è. Lucciole nel buio dell’autunno. Proteine che vagano e noi dentro di loro.
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