La meteorologa
Nubi all’orizzonte, cariche di pioggia. Una donna cammina a passo svelto verso la rupe che si erge ai confini della cittadina. Si affretta, ma non corre. In testa ha più di un presentimento e il cuore le rimbomba nelle orecchie come i tuoni che scuotono il cielo. È lei la meteorologa, la studentessa che, tornata nella propria cittadina dopo gli studi universitari, aveva creato una stazione meteorologica. Non era stata una follia, perché quella zona non è come le altre: è una curiosa anomalia geografica che non aveva mai conosciuto il lusso di una previsione del tempo. Così la meteorologa era presto diventata un punto di riferimento imprescindibile per la vita della piccola città, un oracolo tanto rispettato quanto temuto. E adesso, dall’alto della rupe, osserva il canyon che si apre sotto i suoi piedi. Qualcosa sta per succedere. Intanto i cumulonembi iniziano a scaricare pioggia e in lontananza si sente, attutito leggermente dal fragore del temporale, un ululato. "La meteorologa" è un romanzo intelligente e intenso che si insinua nei meccanismi più delicati e profondi dei rapporti umani, li fa esplodere e non ha tempo o voglia di rimettere insieme i pezzi. Vita naturale - piante, animali, terra, pioggia - e vita interiore si mescolano in un gioco di alleanze, rimandi e simbiosi. La scrittura di Tamar Weiss Gabbay non conosce banalità né noia: colpisce, emoziona, travolge, e - con una catarsi degna della migliore tragedia greca - ripristina un senso di purezza originaria, di fiducioso abbandono all’esistenza.