Prendere parola, farne parola. Rancière e la rivoluzione estetico-letteraria
Nella riflessione filosofica di Jacques Rancière (1940) arte e politica vanno indagate nella loro relazione come campi dinamici capaci di disegnare il sociale. Prendendo le mosse da una prospettiva estetologica, il volume intende indagare la relazione tra l’‘estetica della politica’ e la ‘politica dell’estetica’ rivolgendo lo sguardo «a quella cerniera dell’esperienza in cui il dinamismo politico si nutre della potenza delle parole e delle immagini e in cui l’invenzione artistica lavora per dislocare il peso dei corpi e la loro visibilità all’interno della comunità». Così come per la scena politica, prendere parola e farne parola è un’azione estetico‐democratica protagonista della scena teatrale e letteraria in grado di sovvertire l’ordine del dominio: l’uomo è un animale politico, scrive Rancière, perché è un animale letterario che si lascia sviare dalla sua destinazione ‘naturale’ dal potere delle parole. In questo senso, la rivoluzione esteticoletteraria è la rivoluzione di tutti coloro che contribuiscono a riconfigurare il sociale restituendo visibilità e dicibilità alle forme di esistenza non contate dall’ordine del consenso.
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