La promessa
Marie cresce in una casa disseminata di nascondigli. Nel cassetto del comodino, in camera dei genitori, una stella gialla si riempie di polvere. Alle pareti sono appesi quadri muti. Jacques, suo padre, è un medico. Vive in un’allegria soffocata dall’angoscia, e quando ricorda la propria infanzia si chiude in un silenzio intransigente. Perché? Alla sua morte, Marie eredita una busta. Dentro, lettere d’amore dall’incerta ortografia, e una supplica, scarabocchiata a matita, nel 1942: «Non dimenticare il bambino». Chi l’ha scritta? E a chi si rivolge? A lungo Marie ha ignorato tutto del segreto di suo padre. Poi, una sera, lui ha iniziato a raccontare la storia dei suoi quattro «genitori», e la promessa che si erano fatti a Drancy, il campo alle porte di Parigi da cui partivano i treni per Auschwitz. La promessa di vegliare su di lui, il figlio della nebbia e del silenzio, colui che doveva sopravvivere alla follia. Quattro persone, due uomini e due donne, marito e moglie e rispettivi amanti, che si sono amati tutti, e che hanno amato tutti quel bambino, il padre dell’autrice. Due sono tornati, gli altri due no. Quattro destini che si incontrano in un unico racconto. Un segreto che li lega e che, ancora oggi, riempie di stupore. La promessa racconta l’amore filiale, l’istinto di sopravvivenza, la violenza che nasce dal silenzio, e la riconciliazione tra le generazioni. Con stile altissimo e una tensione morale e sentimentale che non viene mai meno, Marie de Lattre riapre la parte nascosta della propria storia familiare e ci regala una narrazione sulla Shoah che si propone come tra le più lucide e strazianti, ma anche le più piene di amore e di speranza.
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