Il volto di pietra

Il volto di pietra

Un «roman à clef» sul razzismo, l’identità, il coraggio, che prende spunto dall’incredibile e lacerante biografia dell’autore per immergerci nel clima di tensione e violenza che si respirava in Francia durante la guerra d’Algeria. Uno dei primi resoconti pubblicati del massacro di Parigi del 1961, quando più di cento francesi di origine algerina che protestavano pacificamente furono brutalmente uccisi dalla polizia francese. Philadelphia, 1960. È ancora un adolescente, Simeon Brown, quando perde un occhio in un’aggressione di stampo razzista da parte di un capobanda di quartiere, e da quel momento l'angosciante «volto di pietra» del suo aguzzino non cessa di perseguitarlo. Qualche anno dopo, Simeon è un giovane giornalista afroamericano in un paese all’apice della segregazione razziale, e quando un altro volto di pietra - insieme diverso e sempre uguale - lo aggredisce, non può impedirsi di reagire. Capisce allora che, se vuole sopravvivere ed evitare di fare del male a qualcuno, la sua unica possibilità è scappare lontano, dall’altra parte dell’oceano. A Parigi. La Ville Lumière dell’epoca, centro culturale dell’intellettualità decoloniale e dissidente, è un rifugio sicuro per gli artisti e gli intellettuali neri, e Simeon può finalmente fare ciò che vuole e andare dove vuole senza più avere paura. Crea un proprio circolo di espatriati, dalle amicizie con emigrati afroamericani alla storia d’amore con una ragazza ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. Ma piano piano, il dubbio si insinua: la Parigi degli anni Sessanta è davvero il paese delle meraviglie per i dannati della terra, o il volto di pietra del razzismo cammina anche lungo la Senna? Il governo francese sta tentando di reprimere brutalmente la rivoluzione anticoloniale in Algeria, e le persone arabe vengono regolarmente fermate e perquisite, picchiate e arrestate dalla polizia francese. E il peggio deve ancora venire. Grazie alla sua amicizia con Ahmed e altri radicali algerini, che Simeon sente «così simili» a lui, intuisce di dover fare una scelta, la più dura: quella tra il privilegio di essere da tutti considerato «bianco», in un paese dove i «neri» sono gli arabi, rimanendo uno spettatore passivo dell’ingiustizia dello Stato francese, e la necessità di lottare contro l’oppressione, chiunque colpisca.
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