Il giudizio universale
Sobborghi di Manchester, 1990. Incastrata tra le villette operaie di una zona residenziale - i cui abitanti si barcamenano tra lavori e lavoretti cercando di sopravvivere all’era Thatcher - spicca la prigione di Strangeways. Dove, un bel giorno, scoppia la rivolta. L’avvenimento, che tiene l’Inghilterra col fiato sospeso per giorni e giorni, spinge il capocuoco della prigione a sfruttare le luci della ribalta. Così - mentre il tumulto s’incancrenisce sempre più e il quartiere è messo sotto assedio dalla polizia in antisommossa, mentre nei giardini volano tegole, bulloni, pietre, mentre i rivoltosi espongono surreali striscioni per comunicare col mondo esterno - l’infantile, sadico, libidinoso, opportunista capocuoco Henry Blain, che colleziona con lo stesso istinto maniacale donne e opere di Shakespeare e che regna incontrastato sugli intestini di milleseicento detenuti, decide di mettere in scena lo spettacolo della rivolta… A metà fra giallo sociale e pulp, cronaca e grand guignol, questo teso e grottesco romanzo, ricco di un’ironia quasi violenta, era già stato pubblicato in Italia nel 2000 dall’editore Passigli, con il titolo Milleseicento ventri, ed esce adesso in una nuova edizione rivista in collaborazione con l’autore.