I fuggitivi
Marco Dell'Omo torna alla narrativa con una storia incalzante, densa e leggerissima al tempo stesso: una storia che, facendo luce su certi luoghi del passato italiano dove affondano le radici del nostro presente, riesce intanto a cantare la voglia – la sfida – di crescere. Anche quando crescere significa perdersi, o evadere nuotando liberi nell'acqua di mare. Matteo ha dieci anni e nessun amico all'Asinara, dove suo padre è arrivato per dirigere la colonia penale agricola: è il 1960. A rompere la solitudine di Matteo arriva però Vincenzo, figlio di uno dei ponzesi a cui è concesso di trattenersi sull'isola per la stagione della pesca. Tra i due nasce un'amicizia fatta di esplorazioni avventurose e mappe del tesoro, ma tutto ciò non basta a redimere quell'isola di reclusione né a salvare Matteo dalla dissoluzione della famiglia. Dopo la morte di un detenuto, per dimostrarsi capace di mantenere ordine e disciplina, il padre di Matteo comincia infatti a dubitare delle proprie convinzioni riformatrici, che dovrebbero fare dell'Asinara un esempio di rieducazione e umanità . Ma da quel momento la situazione precipiterà sia all'interno della famiglia che nel penitenziario. Fino a produrre sviluppi imprevedibili e drammatici nel futuro di Matteo. Una storia di formazione, personale e collettiva, animata dall'energia dirompente che si sprigiona quando, nel tentativo di progredire, si finisce per sperimentare sulla propria pelle lo scontro tra apertura e chiusura.