L'ultimo movimento
È la primavera del 1910. Gustav Mahler, il corpo avvolto in una calda coperta di lana, siede sul ponte dell’Amerika, la nave che lo sta portando dagli Stati Uniti verso l’Europa. Non ha ancora cinquant’anni ed è già un mito come direttore d’orchestra; a Vienna la gente si azzuffa per accaparrarsi i biglietti dei suoi concerti. Eppure Mahler sconta quella fama con il dramma di un corpo che si consuma. È malato, cosà malato da avere distolto Alma, la donna piú bella e desiderabile di Vienna, dal proposito di lasciarlo. Alma, che pure si è innamorata di Walter Gropius, l’architetto, e che soltanto per il presentimento della morte imminente di Gustav si è convinta a restare. Con la schiena poggiata contro l’acciaio della nave, Mahler si interroga sulla caducità della vita, dell’arte e, soprattutto, dell’amore. Che senso ha ancora l’amore per Alma? Che senso ha che sia rimasta con lui, se non quello semplice, chiaro: «Un uomo muore, una donna vive»?