Fango e stelle. Viaggio in Russia in compagnia di Puskin, Tolstoj e altri geni dell'Età dell'oro
Puškin era un uomo licenzioso, lascivo, impetuoso, che ben di rado si lasciava sfuggire l’occasione di una rissa. Non ebbe mai un lavoro vero e proprio e, per lo più, visse con i soldi di suo padre. Dostoevskij usciva di casa con temperature rigidissime e sedeva poi per ore in una sala riscaldata per correggere le bozze. Spesso lavorava quindici ore al giorno e aveva sei attacchi epilettici alla settimana. Gogol’ aveva le gambe corte e un’andatura goffa, portava i capelli lisci che gli penzolavano ai lati del collo e il naso era tanto lungo e aguzzo che era in grado di toccarlo con il labbro inferiore: forse è per questo che le sue prime storie raccontano tanto bene gli odori. Tolstoj era l’uomo più famoso di tutta la Russia, dopo lo zar, e indubbiamente uno dei più egoisti. Morì in una stazione, un decesso appropriato, dato che nelle sue narrazioni associò spesso la ferrovia alla morte: Anna Karenina perisce sotto un treno, e lungo tutto il romanzo eponimo la ferrovia rappresenta l’orrenda minaccia della modernità, l’adulterio, l’incubo. Attraverso otto fusi orari, viaggiando sulla Transiberiana in inverno e navigando sul Mar Nero in estate, Sara Wheeler raggiunge i luoghi più disparati e remoti della Russia per raccontare gli scrittori dell’Età d’Oro, i mostri sacri della letteratura russa del XIX secolo, coloro che ancora oggi continuano a dominare la letteratura mondiale.