Accenni politici e polemici nei Taccuini di Lavoro di Benedetto Croce (1922-1949)
Questo saggio esamina aspetti dell’attività politica e culturale di Benedetto Croce dal primo al secondo dopoguerra e cerca di chiarire la sua breve benevolenza verso il primo governo Mussolini, analizzando poi la sua costante opposizione al fascismo e la difesa degli ideali liberali e risorgimentali durante la dittatura, ricordando l’aiuto morale e materiale dato a coloro che furono perseguitati o costretti all’esilio dal regime. Inoltre, il volume analizza la critica di Croce alle teorie sulla razza e la sua opposizione alle leggi razziali quando furono promulgate prima in Germania e poi in Italia; ricorda anche la solidarietà data agli intellettuali ebrei, tedeschi o italiani, perseguitati e costretti a emigrare, spiegando i motivi della sua assenza dal Senato quando le leggi razziali furono votate per acclamazione. Chiudono due capitoli sui vari giudizi di Croce sul fascismo apparsi nei suoi scritti nel corso degli anni, che fanno giustizia della vulgata, attribuita a Croce, del fascismo come parentesi storica e visto invece da Croce come crisi degli ideali liberali nella società europea moderna per effetto dei movimenti legati all’attivismo e all’irrazionalismo.
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