Spettri di Clint. L'America del mito nell'opera di Eastwood
Messo all’indice per la violenza del suo personaggio nella serie dell’ispettore Callaghan, Clint Eastwood è stato celebrato dalla critica solo nel passaggio del secolo. Fenomenale davanti alla macchina da presa, nei panni del regista ha saputo misurarsi coraggiosamente con i grandi drammi della storia, senza aderire a estetiche alla moda. Il suo cinema, rivoluzionario sin dagli esordi con Sergio Leone, ha creato scompiglio nel patinato mondo di Hollywood, capovolgendo come un antieroe la leggenda del West e opponendole un altro volto, diviso tra furia selvaggia e sogno americano. Controcorrente per vocazione, ha riscritto il canone di thriller, spy-story, commedia, western e melodramma attraverso il lavoro della sua factory, la casa di produzione Malpaso, di cui protegge strenuamente l’indipendenza creativa. Nessuno più di Clint Eastwood ha indagato e sviscerato con tanto disincanto i miti e i conflitti dell’America, cantandone l’innocenza perduta e dissacrandone l’eroismo, la mascolinità, il razzismo. Parlare oggi di Eastwood è parlare di un mondo altro e sempre attuale: Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri ne ricostruiscono la figura a tutto tondo, tracciando una cartografia immaginaria ispirata a Mission Ranch, una sorta di Eastwoodland, dove il cineasta ha voluto ricreare un ambiente artistico perfetto, all’incrocio tra barbarie e civilizzazione.