Eroine

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Comincio a rendermi conto che eliminare il sé dai nostri saggi è una forma di repressione. Eliminare se stessi è come obbedire a un'imposizione di silenzio: fingere un'obiettività dove non c'è nulla di obiettivo nell'esperienza di confrontarsi, impegnarsi e appassionarsi per la letteratura. L'ultimo giorno di dicembre 2009, Kate Zambreno, allora scrittrice inedita, aprì un blog chiamato "Frances Farmer is my sister", nato dalla sua ossessione per il modernismo letterario e dal suo recente trasferimento ad Akron, Ohio, dove il suo compagno aveva trovato un lavoro in università. Ampiamente condiviso, il blog di Zambreno divenne la sede ideale per i suoi discorsi impetuosi e colti e per i suoi malinconici ritratti delle "mogli e amanti" moderniste, in opposizione frontale alle biografie tradizionalmente patologizzate di Vivienne Eliot, Jane Bowles, Jean Rhys e Zelda Fitzgerald. Scrittrici e artiste che servirono come muse per scrittori maschi solo per finire le loro vite nel silenzio obbligato, cancellate e rinchiuse. Nel corso di due anni, "Frances Farmer is my sister" contribuì a creare una comunità letteraria e un nuovo discorso femminista. In Eroine (pubblicato per la prima volta negli stati uniti nel 2012, e riedito nel 2024), Zambreno sviluppa quella polemica in un'opera di erudizione letteraria abbagliante e originale. Analizzando le teorie che hanno prescritto cosa dovrebbe essere letteratura e chi è autorizzato a scriverla, traccia la genesi di un modello culturale che esilia costantemente l'esperienza femminile nel regno del "minore" e s'impegna con successo a creare un canone alternativo, di cui questo stesso libro fa parte.
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