Nel castello di argol
Nel suo folgorante esordio del 1938 Julien Gracq inventa una prosa ipnotica e lussureggiante, ricorrendo a tutti gli artifici del genere gotico per raccontare un desiderio che giunge fino all'autodistruzione, un triangolo amoroso, ambiguo e infuocato, perso nella natura selvaggia e inebriante della Bretagna. Un libro «demoniaco», come lo definì il suo autore, in cui sensi e paesaggio si compenetrano. Prefazione di Goffredo Fofi.
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