Il nemico tra di noi. La sinistra internazionale di fronte alle repressioni sovietiche (1918-1957)
Molto tempo prima che giungesse in Occidente la grande letteratura concentrazionaria sovietica, donne e uomini di sinistra (esuli russi compresi) iniziarono a raccogliere testimonianze e documenti su arresti, deportazioni e lavoro forzato realizzati dallo stato sovietico. Tra le due guerre, a Praga e a Berlino, a Parigi e a Londra fino a Città del Messico e a New York, una rete transnazionale lavorò a un immaginario primo “libro nero” del comunismo sovietico. I protagonisti di questo grande impegno morale e intellettuale vissero vicende alterne: spesso si trovarono ad essere una forza minoritaria, perché le ragioni commerciali, politiche e ideologiche si dimostrarono in Occidente più forti della difesa dei diritti umani. In altri casi essi riuscirono invece a collegarsi alle strategie geopolitiche dei governi statunitense e britannico e al processo di formazione di norme giuridiche a livello internazionale. L’aver insistito per decenni che un mondo migliore si costruisce espandendo i diritti degli individui, e non proteggendo la sicurezza dello stato rivoluzionario, ha forse salvato le ragioni della sinistra come forza globale nel XXI secolo.