La scena americana. Filosofia, letteratura, cinema
Sogno, incubo, scena, stile di vita, uomo, natura, deserto, prassi, romanzo, cinema, democrazia, per tutto questo e molto altro l’accostamento con l’aggettivo “americano” identifica subito un modo specifico in cui l’essere viene a espressione. Tale espressione riguarda tutti. E dunque anche l’Europa, di cui l’America ha rappresentato l’attuazione di una possibilità ulteriore, l’invenzione del nuovo, l’immaginazione di una seconda nascita. L’America porta a espressione una vera e propria ontologia, radicata e profonda, che ha al centro l’azione come momento creativo di reinvenzione dell’esperienza. L’originalità dell’azione americana risiede nell’essere generata da un incontro tra eterogenei, dal movimento di “moltitudini” e di “comunità di incontro”. A partire dalla categoria di azione il libro attraversa il pensiero di filosofi come Charles Peirce, William James, John Dewey, per arrivare a Stanley Cavell; scrittori come Hawthorne, Melville, Whitman, per giungere a James Agee; pittori, fotografi e cineasti quali Edward Hopper, Evans, John Ford e Orson Welles, fino ad arrivare a Clint Eastwood e Frederick Wiseman, Jim Jarmusch e Sofia Coppola. Un’attenzione particolare viene data anche al confronto America-Italia, con una comparazione tra forme di vita e forme di rappresentazione, ma anche tra categorie: all’azione americana si contrappone il gesto italiano.
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